
22 Apr BAROVIER ART: UNA SCULTURA DI VETRO A STRATI PARTE DI UNA STORIA DI OPERE MOLTO VARIEGATA.
In Fondamenta dei Vetrai, sulle sponde dell’omonimo rio veneziano, sorge la Barovier&Toso, una delle più famose fornaci di Murano e anche una delle società più antiche al mondo con i suoi settecento anni di storia.
Nel 2015, l’azienda Barovier&Toso venne acquistata da Rinaldo Invernizzi che, oltre a essere un uomo d’affari, è anche un artista. Invernizzi mi commissionò delle campionature. Nello specifico sperimentammo delle fusioni del cotisso, ovvero di blocchi di vetro di Murano.
Finché, nel 2024, l’azienda mi richiese la riproduzione in vetro di una scultura di un importante artista orientale. Quest’ultimo aveva fornito sia degli schizzi che un modellino in cartone in scala 1:1. La scultura non era grande, misurava circa cinquanta centimetri, ma si componeva di molteplici lastrine di vetro incollate in modo ricurvo. Alla richiesta ho risposto di sì, come da mia abitudine, senza valutare a fondo le difficoltà; tanto queste si superano a mano a mano che arrivano.
Così, da Venezia, arrivò il modellino. La prima cosa che ho pensato è stata: ‘Riuscirà la resina a indurimento UV, su una superficie così piccola, a mantenere una struttura così sbilanciata?’
Si trattava, infatti, di una specie di mezza spirale molto squilibrata. Le sue superfici, fissate una dopo l’altra, avrebbero aggiunto resistenza, ma in certi punti di leva il peso sarebbe stato maggiore.
Decidemmo di provare a costruirla a blocchi.
In totale, erano all’incirca cinquecentotrenta i pezzi di vetro da incollare con della resina UV in un modo, però, davvero particolare e difficoltoso in ambito vetrario. La scultura aveva una forma ricurva e, proprio in corrispondenza del punto di curvatura, la superficie di vetro che andava incollata era via via inferiore, il che generava uno sbilanciamento e la possibilità che l’opera potesse rompersi in qualsiasi momento, solo per una questione di pesi e inclinazioni.
Contattai Barbara, un’amica che poteva occuparsi dell’incollaggio dei vetri, e ci mettemmo al lavoro. L’artista ci aveva fatto pervenire una tabella excel con l’elenco di tutti i vetri e relative dimensioni in millimetri, suddivisi per misura, con la quale procedemmo al taglio. Poi fu la volta della molatura per togliere il taglio a vivo e poi cominciammo a incollare.
Su un tavolo molto grande abbiamo disposto il materiale e Barbara ha iniziato.
All’incirca a metà lavoro mi accorsi che si era creato troppo spazio tra un vetro e l’altro nella fase di incollaggio – la resina UV va premuta bene perché fa spessore –. Così era necessario correggere il tiro.
Terminata questa fase, ci rendemmo conto di un’altra difficoltà: farla stare in piedi da sola. La base era piccola e traballava. Abbiamo creato una base con un vetro rettangolare abbastanza grosso – largo quanto il vetro più ampio della scultura e lungo una trentina di centimetri – al fine di dare stabilità alla struttura. La modifica fu approvata dall’artista. La raddrizzammo con una molatura, su una piastra diamantata, con acqua per spianarla e aumentare la superficie di incollaggio e renderla più ferma.
Infine, incollammo la seconda metà della struttura che era anche la più critica.
Era venuta bene.
Ma le difficoltà non erano state tutte superate. Il problema successivo fu l’imballaggio, per il quale optai per della schiuma poliuretanica e una cassa di legno. Spedita!
Quando la scultura giunse a Palazzo Barovier&Toso a Murano, dove era stata realizzata un’esposizione su più piani con delle sale arredate, mi chiamarono per dirmi che era scollata proprio sulla metà.
Andammo sul posto a sistemare e, a quel punto, fu richiesta anche una teca per proteggerla. La scultura, infatti, era stata posizionata tra due divani molto grandi su un ripiano ad angolo, nero e lucido.
Bella! E di grande effetto anche grazie all’illuminazione molto scenografica che ne enfatizzava la forma. L’incollaggio del vetro è una tecnica delicata. Finché i vetri sono sovrapposti non c’è problema, ma quando sono messi di punta per creare una curvatura, la superficie di incollaggio è pochissima e si conta solo sulla resistenza della colla. Le resine UV sono famiglie di resine che si classificano a seconda della densità e della resistenza. Nella realizzazione di quest’opera, abbiamo optato per un tipo di resina UV più liquido per l’incollaggio vetro su vetro – il quale non dava spessore – e per un secondo tipo di resina UV più denso per il rinforzo dei punti più critici.
La storia delle opere in vetro stratificate è molto variegata. Non è una cosa nuova. Da quando è nata questa possibilità di incollare con una colla trasparente, che rimane tale nel tempo, sia artisti che artigiani si sono sbizzarriti.
Vittorio Benvenuto